Martedì 13 Dicembre ha avuto luogo, presso l’aula Ruffilli-Giavazzi del Collegio Augustinianum, la conferenza dal titolo “Bella, horrida bella. La guerra e i suoi riflessi dal mondo antico all’età contemporanea“, organizzata su iniziativa della Commissione culturale del Collegio. L’incontro ha visto la massima partecipazione dei collegiali e altri studenti dell’Università Cattolica, i quali sono stati colpiti da un tema particolarmente attuale, analizzato sia da un punto di vista storico e letterario, sia da un punto di vista economico. A catturare l’attenzione degli spettatori è stato il dinamismo che ha caratterizzato il dibattito. I tre docenti della nostra Università che si sono espressi (Franca Landucci, Professore Ordinario di Storia economica e sociale del mondo antico, Giuseppe Langella, Professore Ordinario di Letteratura italiana moderna e contemporanea, Sebastiano Nerozzi, Professore Associato di Storia del pensiero economico), moderati dal collegiale Giorgio Carboni, hanno espresso opinioni attingendo ad ambiti disciplinari diversi l’uno dall’altro, eppure in dialogo tra loro.
La Prof.ssa Landucci ha fatto comprendere al pubblico presente che, nel mondo antico, sia greco sia romano, la guerra era davvero un modo di incontrare l’altro quando non era possibile arrivare immediatamente ad un accordo. Tutta la storia del mondo greco e di quello romano è infatti basata su una serie di lotte per l’egemonia. Tuttavia, le guerre dovevano essere sempre motivate da ragioni oggettive, ossia dovevano essere bella iusta, “guerre giuste”. Lo scopo principale della guerra nel mondo antico era quello di acquistare nuove terre da assegnare ai cittadini dello Stato vincitore. Ad essere veramente condannate sono le guerre fratricide, che causano solo danni e lacerano il territorio.
Riallacciandosi a questo concetto, il Prof. Langella ricorda come le guerriglie tra connazionali abbiano sempre provocato discordia e danno alla nazione. Rammenta poi come su questa questione si sia espresso anche Alessandro Manzoni, il quale, nelle sue tragedie, ci fa tornare in mente il primo fratricidio, quello di Caino.
A concludere il dibattito è stato il Prof. Nerozzi, il quale ha voluto “sfatare dei miti” a proposito del rapporto tra guerra ed economia. Nel corso della storia si è spesso sostenuto che un giorno il mercato avrebbe permesso di scongiurare ogni forma di violenza. In realtà è proprio il capitalismo a generare conflittualità che sfociano nelle guerre. Il docente ha concluso, dunque, come il mercato non sia fonte di pace ma, piuttosto, di guerra. Un’altra idea che si è diffusa con estrema rapidità riguardava gli aspetti economici positivi che potevano emergere in seguito ad un conflitto. Si realizzano investimenti, si vendono nuovi prodotti e si pone fine alla disoccupazione. In realtà c’è comunque un costo umano ed economico notevole. Basti solo riflettere su tutte quelle risorse investite nella costruzione di nuove armi e quelle energie che potevano essere destinate ad usi diversi. Infine, Nerozzi sottolinea come a conclusione di un conflitto si assista ad una crisi che coinvolge entrambe le parti. Anche i vincitori, alla fine di un conflitto, risultano spesso essere dei vinti.